Erste+Neue: la sostenibilità fa parte del Dna della storica cooperativa altoatesina

L’approccio autenticamente sostenibile dei soci della cooperativa di Caldaro è presente da tempo nel loro lavoro quotidiano, giorno dopo giorno. Ecco cinque storie, cinque filosofie, che identificano lo spirito di questa importante cantina di Caldaro

Senso di appartenenza a una comunità, sincero desiderio di preservare un patrimonio comune e unico, necessità di fare sistema per affrontare le tante sfide che il futuro mette davanti al proprio cammino. Sono alcuni dei valori e dei sentimenti che animano il lavoro quotidiano dei soci di Erste+Neue, dal 2016 entrata a far parte di Cantina Kaltern, una delle cantine più rappresentative della storia della viticoltura in Alto Adige, con una tradizione alle spalle lunga 125 anni e che unisce il lavoro di 520 viticoltori che custodiscono 430 ettari di vigneto.

“Per noi la sostenibilità non ha mai rappresentato una moda da seguire o una tendenza di mercato da intercettare, quanto un approccio, quasi personale e interiore –  spiega Thomas Scarizuola, Kellermeister di Erste+Neue – Questa sensibilità ci ha permesso di intraprendere un percorso realmente sostenibile e di poter presentare tutta la nostra linea premium, Puntay, certificata biologica”.

Le storie dei soci rappresentano la vera anima e il motore di tutta la Cantina e sono tutte accomunate non solo dal grande attaccamento alla propria terra, ma anche da un senso di appartenenza molto intimo e personale nei confronti dell’ecosistema presente in tutto l’Alto Adige.

Markus Morandell: serve spirito di comunità e non individualismo

“La mia scelta di passare al biologico è nata dalla profonda convinzione che questo sia il modo più rispettoso per coltivare la terra. Un percorso certamente più impegnativo, ma con benefici evidenti – spiega Markus Morandell, viticoltore classe 1956 di Caldaro, che ha deciso di gestire il suo piccolo vigneto di 1,2 ettari ereditato dai genitori allevandolo con Pinot Bianco, Chardonnay e Merlot e già a partire dal 1992 ha deciso di convertirlo ai dettami dell’agricoltura biologica –  Come viticoltori, possiamo fare molto: dalla gestione sostenibile del suolo alla collaborazione tra colleghi. Serve spirito di comunità e non individualismo”.

Markus Riffesser e la scelta del biologico

Il tema della collaborazione è fondamentale anche per Markus Riffesser, 58 anni di Caldaro: alleva nel suo vigneto di 1,2 ettari varietà come Gewürztraminer, Pinot Grigio, Sauvignon Blanc e Souvignier Gris, tutte in regime di agricoltura biologica certificata. “La stretta collaborazione tra noi viticoltori è decisiva, così come quella con la Cantina, che ci fornisce consigli e suggerimenti. Per preservare e promuovere la biodiversità ho scelto consapevolmente di rinunciare a erbicidi, insetticidi e trattamenti aggressivi per rispettare la natura e il territorio nel quale vivo”.

Reinhard Peterlin e l’importanza di un ecosistema ricco di organismi viventi

“Un ecosistema ricco di piante spontanee e organismi viventi è fondamentale: l’equilibrio tra tutti gli abitanti del vigneto crea un ambiente in grado di nutrire la vite e di ridurre naturalmente la pressione di insetti nocivi” afferma Reinhard Peterlin, 49 anni di Caldaro, che insieme al padre conduce in biologico sette ettari con varietà sia a bacca rossa che bianca, a seconda della posizione dei singoli vigneti. “Si crea così un habitat ricco e variegato, che rappresenta anche un importante contributo alla tutela della natura”.

Hannes Stampfer: il biologico crea più armonia nel vigneto

Hannes Stampfer, 56 anni, e sua figlia Julia, conducono cinque ettari, dei quali due dedicati alla vite, a Gries e Cornaiano, allevando Lagrein, Pinot Bianco e Souvignier Gris. “Noi viticoltori biologici dobbiamo essere ancora più attenti e osservare con più frequenza i vigneti” spiega Julia. Però, aggiunge Hannes, “il biologico crea più armonia nel vigneto. Gli acini sono più piccoli, la resa è più bassa, e questo è un vantaggio”. La classica frammentazione della proprietà presente in Alto Adige secondo i due viticoltori non è un limite ma un valore: “nel nostro territorio sono presenti tantissime piccole parcelle, ma ognuna viene curata come un giardino personale”. Un valore da preservare per i due soci, a partire da una gestione vigneto sostenibile e perfettamente inserita all’interno di questo meraviglio territorio montano.

Roland Dissertori: nel biologico l’attenzione verso le viti è totale

Roland Dissertori, 40 anni di Caldaro, rappresenta una nuova generazione di viticoltori che ha saputo unire tradizione e visione sostenibile. La sua famiglia coltiva circa 5,5 ettari tra Caldaro e Termeno, con varietà come Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, Riesling, Pinot Nero, Cabernet e Souvignier Gris, tutte in regime biologico certificato. “Coltiviamo secondo i principi del biologico da oltre vent’anni,” spiega Roland, “anche grazie all’esempio di pionieri come Markus Morandell”. Le difficoltà non mancano, soprattutto nella protezione delle viti: “chi lavora in biologico deve osservare ogni giorno le piante e intervenire con prontezza e attenzione. È un rapporto di ascolto continuo”.

“L’Alto Adige è un territorio unico –  conclude Dissertori – un mosaico di piccoli vigneti e biodiversità che va preservato. Finché il nostro lavoro sarà riconosciuto e valorizzato, potremo continuare a farlo vivere nel tempo.”

Erste+Neue: vino e montagna, passione e sfida, sono qui indissolubilmente legati

Per Erste+Neue il rispetto del territorio e il legame con la comunità non sono semplici dichiarazioni di principio, ma linee guida che orientano ogni scelta produttiva. L’attenzione quotidiana e l’impegno dei soci rappresentano la base su cui si fonda la qualità dei vini e la credibilità di una realtà cooperativa che, da oltre 120 anni, contribuisce in maniera determinante alla storia e al futuro della viticoltura in Alto Adige.

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